l'uomo
che corre l'ora del gallo
polmoni che gonfiano le costole
di un'aria di metallo
e gomiti di treno
sarà più mulo o cavallo
i piedi si spaccano di collera
martelli sul terreno
lasciai per sempre a questo braccio destro
un portafortuna d'acqua incandescente
feci l'amore il primo insieme a una
senza guardarla mai né dire niente
vidi il diavolo più volte in faccia
misi i guantoni e scaricai giù botte
guidai fischiando sulle gomme a caccia
del mio Brigante di Strada bianco nella notte
dagli il via
falla scorrere
la pazzia
dentro me che mi grida
o la corsa o la vita
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via a questo uomo che va.
l'uomo
in cerca del suo destino
polpacci si tendono più solidi
di ruote di mulino
e grandine di cuore
in un diluvio assassino
ricade giù e srotola le vertebre
cingoli di trattore
mi ubriacai di una città polacca
e vodka e vento e non sarei tornato
rubai e costò una mano e uno spavento
bruciai una macchina e il mio passato
fui tra luoghi santi e spogliarelli
portati un jet nei corridoi dei cieli
sorpresi donne a sciogliersi i capelli
come poterne sapere odori e gli altri peli
dagli il via
fagli prendere
la sua scia
che non c'è solitudine
quando si è soli
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via
a questo uomo che sa l'amore
e ama meno
che sa il dolore che si dà
pioggia e veleno
e sempre va e muore
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dagli il via dagli libertà
a quest'uomo che va
se questo è un nuovo giorno
o un giorno nuovo
un giorno nuovo
nuovo un giorno nuovo
saranno stati scogli di carbone dolce
dentro il ferro liquefatto
di una luna che squagliò un suo quarto
come un brivido mulatto
o un bianco volar via di cuori pescatori
acqua secca di un bel cielo astratto
chissà se c'erano satelliti o comete
in un'alba senza rughe
larghe nuvole di muffa e olio
appaiate come acciughe
o una vertigine di spiccioli di pesci
nella luce nera di lattughe
e io
dal mare venni e amare mi stremò
perché infiammare il mare non si può
aveva forse nervi e fruste di uragani
scure anime profonde
tra le vertebre di vetro e schiuma
urla di leoni le onde
o tende di merletto chiuse su farine
corpi caldi di sirene bionde
forse era morto senza vento nei polmoni
graffio di cemento bruno
barche stelle insonni a ramazzare
nelle stanze di Nettuno
o turbini di sabbia tra le dune calve
sulle orme perse da qualcuno
e io
dal mare ho il sangue e amaro rimarrò
perché calmare il mare non si può
i miei si amarono laggiù
in un agosto e un altro sole si annegò
lingue di fuoco e uve fragole
quando il giorno cammina ancora
sulle tegole del cielo
e sembra non sedersi mai.
e innanzi al mare ad ansimare sto
perché domare il mare non si può
e come pietra annerirò
a consumare
a catramare
a tracimare
a fiumare
a schiumare
a chiamare
quel mare che fu madre e che non so...
fu il sogno di volare solitario
là dove soltanto il falco va
ma era ancora incerto come un pulcino bagnato
in cerca di tornar nel guscio
appena nato
e di quel falco cacciator di stelle
pur non avendo le ali mai
gli venne naso e gambe a guadagnare un ramo
sospeso
e gli occhi andavano lontano
e senza peso
perché crescono i capelli
come l'erba sopra le campagne
e se i pesci ed i coralli
hanno mai veduto le montagne
chi colora una farfalla
e se stanno le isole a galla
perché il cielo è così azzurro
quando l'aria è trasparente e non si tocca
se le stelle fanno un carro
se la luna ha veramente occhi naso e bocca
se l'inferno non esiste
non è anche dentro me
naso di falco
a becco in su
sull'albero più alto
guarda laggiù
chi ha ingannato il cielo ad Ustica
chi ha imbiancato Medelin
chi ha negato già Timisoara
mille aghi nella mente e niente mai risposte
se ci fossero due soli
che così sarebbe sempre giorno
perché pure gli animali
non si fanno un fuoco e stanno intorno
l'acqua non si può tagliare
e se è maschio o femmina il mare
se si può scavare un pozzo
fino al centro della terra e che si trova
e il mio cuore di ragazzo
perché batte e se mai batterà una guerra nuova
se i cavalli delle giostre
corrono le praterie
naso di falco
a becco in su
e il tempo è freccia e arco
e soldato blu
chi ha insozzato il vento a Chernobyl
chi ha assetato Napoli
chi ha schiacciato i cuori dell'Heysel
mille aghi nella mente e niente mai risposte
Naso di falco
a becco in su
il tempo è freccia ed arco
e non torna più
cuore all'assalto
a becco in su lassù
di un albero più in alto
di tutto il blu
per salire lassù
per salire più su
per salire più su
per salire più su
per risalire lassù di salire lassù
(si è fatto grande il piccolo guerriero)
(legni inarcati non ci son più)
(da cavalcare sul sentiero del sole)
(e del serpente contadino)
(fu il sogno di volare solitario)
(là dove solo c'è verità)
(incerto come un uomo che si è perduto)
(e cerca di tornare indietro)
(dove un sogno è ancora libero)
(l'aria non è cenere)
(la mia casa è sopra un albero)
(nelle strade ci si perde in cielo e in mare no)
(dove un sogno è ancora libero)
quando la notte è passata al passivo
alle sette passate oltrepasso la porta
e sorpasso il passetto di passiflora
e passo impassibile i pollici
nei passanti dei jeans appassiti passabili si
passionale passeggio e ripasso i miei passi
in un paesaggio di passeri passeggeri
un passaggio a compasso
in passerella nel cielo
che spasso andarcene a spasso
lei è una taccagna culona invadente
rumorosa indolente pallosa civetta esagerata
benedetta è sempre stata vergine
lui è un arcano signorino taciturno angoloso
un po' fregnone barone bulletto sniffatore
banedetto e soffre il mal di macchina
quanti bastoni sassi volati in aria dentro gli occhi
pronti via
e le rincorse alleprate le frenate le lingue rifiatate
benedetti io lui e la cana femmina
dietro la città
e un vento sulle teste
che ci annusa e va
ce ne andiamo a spasso
felici nella coda
il cuore suona
da contrabbasso
e andiamo con la vita addosso
e addosso a questa vita
come a un osso
da rosicchiare
uomini o animali potremmo stare bene
da uguali
anche imbarcarci in un porto
e correre a girotondo il mare
e non tornare più
se riuscisse a bere un bicchiere insieme
e ciucchi fin laggiù
a collotorto
sul fondale del mondo andare
ad ululare al blu
così tutto passa e ripasso i miei passi
in un passaggio di passeri passeggeri
un passaggio a compasso
un passaporto del cielo
che spasso era andarcene a spasso
passo e chiudo
io sperai di esser tre quelli
che camminano le vie ribelli
stelle di stelle
sudici eroi
quei cialtroni degli artisti
scopatori pederasti tristi
incantatori aquilonisti
egoisti
quelli che qualcuno cresce
al riparo dalla realtà
fuori dai guai
senza un'età
soli
quelli che son tutto e niente
che non vivono mai veramente
ma neanche poi
muoiono mai
io in che parole fuggirò
polvere e sere corse via
dentro il bicchiere clessidra
che butto giù
come un timbro dolce agro
si staccò da quel suo corpo magro
e un fumo blu
l'accarezzò
nelle pieghe delle mani
sciolse il tempo con monotonia
sempre così
fu questa mia storia
spinse tutto il fiato in gola
e una lunga ruvida parola
e il mondo lì
senza di noi
anche le stelle bruciate lassù
dal palco scesero
a popolare i sogni della gente
si spense il viso
il suo sorriso
e la voce
cosa vuoi di più che avere
il solo guaio delle nubi e un sole nella
pelle su quelle spiagge di vernici e di silenzi bere
a sorsi piccoli i tuoi baci come fontanelle
mattino presto e code splendide di primavera
stanchi di vento e non di noi
cosa vuoi di più entravamo
in quella casa senza tende senza niente dentro
e al centro su una sedia sopra il mondo ci
amavamo
in un abbraccio sospirato come un ballo lento
e con le labbra morse e pallide c'inseguivamo
l'ultima nostra faccia
vivi eravamo
come aria semplice
vivi eravamo
come fuoco giovane
a cuore nudo vivi eravamo
come acqua umile
vivi come terra fertile
cosa vuoi di più che andare
mettendo tutta l'aria di una sera nei polmoni
come aquiloni nelle vie degli altri camminare
cercando una paura nuova e il buoi dei portoni
tirarti su la gonna farlo in piedi e assaporare
la nostra dura affinità
cosa vuoi di più stavamo
senza vestiti senza tempo senza altro sotto
il tuo cappotto e con le gambe ci accarezzavamo
e un cielo pesto e Dio se la mandava giù a dirotto
e dentro agli occhi allarmi a bestemmiarci io ti
amo
riflessi americani
vivi eravamo
come aria semplice
vivi eravamo
come fuoco giovane
a cuore nudo
vivi eravamo
come acqua umile
vivi come terra fertile
vivi torneremo
come aria semplice vivi
vivi torneremo come fuoco giovane
a cuore nudo
vivi torneremo
come acqua umile
vivi come terra fertile
che vuoi di più che avere
il solo guaio delle nubi
e non vedere mai chi soffre
e muore e non ha dubbi
tanto è lontano e non lo sai
io ne ho avuta
una ch'era un guaio più delle cambiali
e piangeva
alle feste e rideva ai funerali
marinai
questi uomini
e le femmine
sono lontani
oceani
io con una
mi ricordo il primo bacio che le detti
attento a dove il naso va
e lei rimase tutto il tempo a denti stretti
che sparano
tappi e stesse cazzate
all'occhiello
un sedano
le donne sono qualche cosa
di allegro e 1930
voci a colori pelle di mimosa
ombrosità di ascelle
cuori nella tormenta
le donne sgambano odorose
ed hanno sogni chiusi dentro un frullatore
insolite insolute insalate capricciose
si tolgono i peccati con lo smacchiatore
io di un'altra
che fu al buio gridolini e friggi friggi
quando accesi l'abajour
e scoprii l'orsetto con i baffi grigi
naufraghi
su un tavolo
che galleggia nel vino
uomo in mare
salvatelo
le donne sono streghe e fate
silenzio di occhi vento di ginestra
tutte le stesse gambe accavallate
bambine di cortile direttrice d'orchestra
le donne fanno l'improvviso
e uomo tu non potrai mai sapermi
e sono Eve e uve e male e mele in Paradiso
e noi chi siamo noi i serpenti o i vermi
le pattinatrici
girano nella tivvù
tagliano un'aria di ghiaccio
saltano sù
appese a un braccio
e piccoli studiati gesti
e piroette
nei costumi celesti
e le melette
nelle guance
prendono fiato
e prenderanno un dì marito
e con la stessa grazia
ripiegano le ali in sù
o belle o brutte
le donne sono proprio tante
e se si potesse farne una sola
di tutte
ma anche quella sola no
sai che c'è
che beviamo contiamo saltiamo
alla faccia loro
alla faccia delle loro belle facce ...
bimbe solinghe strambe meringhe
bionde rambe stanghe fiamminghe
gambe ambre penombre lusinghe
lingue iraconde lunghe gioconde
limbi sponde ombre profonde
linde fronde lavande ghirlande
bande carambe trombe mirambe
rumbe sambe mambi milonghe
conghe tumbe birimbe birambe
bambi colombe sgombri anaconde
aringhe oranghe dumbe bagonghe
grembi lombi rotonde culandre
ghiande caliende bombe ecatombe
lande tundre giungle feconde
ombre zombi calinde macumbe
fiondo pitonghe sghembe malandre
blanda jumbe simbe mocambe
strombe rambe nefande valanghe
monde mutande mumbe gogande
umbre malombre langhe strapiombe
coimbre mustanghe burunde malinde
danga che romba la coiomba
aridanga que romba la coiomba
io
starò con te
sia insieme a te
sia senza te
tu
tu mai sarai
né senza me
né insieme a me
io su di te
voglia che striscia disperata
e tu aggrappata alla mia schiena liscia tu
sopra di me
e macchie avide sul collo
e cosce tese
e nelle reni un crollo
e polveri
di luna nei cristalli
degli occhi tuoi
bucati a fare entrare i miei
e noi sciacalli
di baci sulle labbra
unghie rapaci sulla pelle
senza stelle né indulgenza
in questa gabbia
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'è mai
domani domani mai
mai più noi due
soltanto io e te
ma senza noi
restiamo poi
nudi e più spogli di chi è nudo
e il letto è un nido caldo nella giungla
e la speranza è una notte troppo lunga
e non abbiamo neanche un volto
e non abbiamo un corpo
e tutto è sciolto
nei muscoli
lasciati senza forza
due pugili
sfiniti che si abbracciano
e il gusto è scorza
di un frutto di savana
un fiume asciutto i nostri fianchi
sassi stanchi e sguardi bassi
smorfia gitana
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'è mai
domani domani
noi morimmo per far vivere altri due
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'è mai
domani domani mai
no hay manana
volevo essere un grande mago
incantare le ragazze ed i serpenti
mangiare fuoco come un giovane drago
dar meraviglie agli occhi dei presenti
avvitarne il collo e toglierne il respiro
un tuffatore in alto un trovatore perso
far sulla corda salti da capogiro
passare muri e tenebre attraverso
come un cammello entrare nella cruna
librarmi equilibrista squilibrato
uno che sa stralunare la luna
polsi di pietra e cuore alato
e stupire tutti quelli
che non sanno la fortuna
che non hanno mai una festa
i tristi e i picchiatelli
io lasciavo a casa un figlio
gli occhi dietro la finestra
un saluto nel berretto
e non usci' un coniglio
accorrete pubblico
gente grandi e piccoli
al suo numero magico
vedrete
mille e più incantesimi
piano non spingetevi
costa pochi centesimi
volevo diventare un pifferaio
stregare il mondo ed ogni sua creatura
crescere spighe di grano a gennaio
sfidar la morte senza aver paura
e mettere la testa in bocche di leoni
un domatore vinto un cantastorie muto
far apparire colombi e visioni
l'uomo invisibile l'uomo forzuto
lanciar coltelli e sguardi come gelo
saper andare in punta delle dita
uno che si getta a vuoto nel telo
del lungo inverno della vita
e portare sopra un carro
elemosine di cielo
tra silenzi d'ospedale
e strappi di catarro
io restavo zitto a fianco
quando mamma stava male
e sembrava Pulcinella
dentro il pigiama bianco
accorrete pubblico
gente grandi e piccoli
al suo numero magico
vedrete Cucaio
in mille e più incantesimi
piano non spingetevi
costa pochi centesimi
se sapessi un di
innamorarmi di quelli che
non ama nessuno
se potessi portarli li'
dove il vento dorme
se crescesse acqua dalla luna
ognuno ha il suo tamburo
un solo ritmo
un canto
della comune solitudine
che noi mettemmo insieme
a starci un poco accanto
su questa via dell'abitudine
il tempo vince sempre
il tempo lui soltanto
si muove e noi restiamo immobili
finché ci porta un suono
atteso chissà quanto
e ci promettiamo indivisibili
alberi che sfilano come persone care
fantasmi della strada
devi prendere o lasciare
si comunque vada non come volevi
battono i tamburi battono più lontani
è giusto così
non chiesi mai qualcuno che comprasse la mia
infelicità
(tam tam tam)
non piansi mai davanti alla tristezza ma versi
l'onestà
(tam tam tam)
dimmelo anche tu
che il tempo non ci ha sconosciuto
male e bene mio
che dopo ti hanno amato meglio
si ma non di più
di tutto il poco che ho potuto io
vieni padre mio
usciamo a fare un giro e guida tu
e guarda avanti e non parliamo più
albero padre con un ramo solo
e come tutto torna e come tutto passa
le cose cambiano per vivere
e vivono per cambiare
il mare s'alza e abbassa
ed ogni giorno siamo dietro ad una cassa
a dare il resto e poi sorridere
un ballo senza fiato se la banda passa
e finché non smetti di rincorrere
le storie muoiono quando c'è più paura
di perdersi che voglia di tenersi e com'è dura
quella soglia e come siamo noi i diversi
cambiano le scene cambiano le battute
e anche i battuti
io non potrò incontrarvi in nessun luogo
in nessun'altra età
(tam tam tam)
fermar l'urgenza del mio cuore
il cuore di un uomo a metà
(tam tam tam)
pensa amore mio
che t'insegnai mille altri cieli
e non seppi mai
soffiarti il vento sulle ali
aspettai un addio
e il giorno di lasciarmi ti lasciai
credi figlio mio
mi mancano i tuoi baci che non ho
e sono i soli baci che io so
piccolo figlio
e tu compagno dalle orecchie a punta
io ti parlai di me
come a un fratello a cui ci si racconta
io non ne avevo e allora presi te
e quella tua sgomenta
e nostra malattia di vivere
giùra amico mio
che glielo metteremo ancora lì
a questa vita che va via così
senza aspettarci
tam tam tam
tam tam tam
come sarà un giorno perdere
la strada e andare via
incontro alla realtà
farsi travolgere da un vento di follia
come sarà
le mani stringere
con tutta l'energia
che l'aria ci darà
le onde a fendere
sassi schizzati via
avremo ancora braccia
come ali libere
di bere giorni e sere
e un sole di isole
su questa nostra faccia
parole e musica
ad asciugarci gole
per una verità
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai più rubati
come sarà
spaccare il mondo in due
sputare il nocciolo
con quell'ingenuità
delle canzoni mie
di un cuore incredulo
avremo le speranze
di figli in prestito
che presto cresceranno
un anno è un attimo
e un cielo accenderanno
comete come te
e quanto amore e sete
che possa piovere
di più giù in fondo là
più su più in alto
ancora oltre
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai più rubati
noi che mai
finimmo di aspettare
provando a vivere
e non vogliamo andare
in paradiso se
lì non si vede il mare
noi no
noi noi no
noi o noi mai più rubati
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai più rubati
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai più rubati
noi noi no
noi sogni di poeti
signora delle ore scure
pelle sfumata d'ombre in fuga dalla stanza
sugli occhi un guanto di luce
accarezzai l'idea di lei in lontananza
signora delle ore scure
dolci colline intorno a un muschio vellutato
misteri oltre le ciglia
furtivo come un gatto io mi son laveto
vecchio compagno che aspetto il mio animaletto
sono più grande ho dormito più di lei
e del suo cuore
chiuso in cantina
delle sue guance
pane caldo della mattina
di quel suo viso
diamante puro
di quella schiena che le tiene l'anima
stretta al sicuro
ti succhierei per ore e più
cioccolatino nella bocca
senza mai mandarti giù
signora delle ore dure amazzonica
adolescente nuca morbido sentiero
dove cammino i miei sguardi
a guardia del suo sonno immobile guerriero
signora delle ore dure caraibica
alba sbucciata odore aspro di un'arancia
le ragnatele del giorno
da allontanare via da lei con una lancia
ma c'è una lampada accesa no è solo il sole
solo di sole se riuscissi a vivere
dei suoi capelli
alghe del mare
di quei suoi occhi
olive dolci e mandorle amare
di quelle brune
nomadi dita
delle narici Dio le benedica è lì
che prende la vita
piccolo chicco di caffè
tu non mi devi sempre credere
ma sempre credi in me
non voglio che tu sia un ostaggio
in questo disperato viaggio
l'agnello messo sull'altare
del mio villaggio di fumo
che tu sia solo un tatuaggio
su questo petto di selvaggio
un flipper preso per i fianchi
a farsi coraggio e uomo
fra quelle braccia
colme di seno
su quelle gambe
rami forti e umido fieno
sopra il suo corpo
preso ai pittori
su quella bocca che qualcuno le comprò
al banco dei fiori
e fu così lei dentro un sogno
lei stessa un sogno una vaghezza
io le invidiavo la purezza
dell'impossibile il suo cammeo
il musicista ritrovò
la musica sua sola sposa
la musa allora ritornò
al suo museo
il vento era una sciarpa
l'aiutai a rimettersi la scarpa
lieve follia aerea
un'astronave la terrazza
Dio quanto dice è buffa e pazza
ci urtammo verso la finestra
e lei veniva dalla destra
fiutai che notte era
una notte bucaniera
la calza rotta
seguirò la rotta della calza
sento la curva delle cosce
mollo l'ancora e le angosce
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissà se questo cuore
è abbastanza grande e comodo per due
navigando sulla luna
che lasciammo in alto
soldo di fortuna a girar sù
con la sua faccia a smalto
dalla parte quella buona cadde giù
nell'aria lenta e blues
ride a sbuffo come un autobus
versa parole nel mio orecchio
e un vino dolce esca
io dentro una camicia fresca
durò fino al mattino presto
il sequestro del maestro
e tra le nostre dita
una strana calamita
e mi scavava dentro i desideri
quella talpa
dimmi la volta che si salpa
un di la barca rivernicio
mi piazzo sotto a quel tuo ufficio
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissà se questo cuore
è abbastanza grande e comodo per due
navigando sulle onde
dalla pelle d'oro
lei che mi confonde poppa e prua
dov'è la mappa del tesoro
per cercare un'isola la tua
e navigando naufrago su te
tra capelli indiani
labbra arabe
occhi venezuelani
gambe andaluse
piedi africani
seni tahitiani
fianchi tropicali
caviglie zingare
sopracciglia orientali
sbarco in Normandia
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissà se questo cuore
è abbastanza grande e comodo per due
navigando alla deriva
vento di bonaccia
guardo nella stiva cosa c'è
una lattina vuota tra le braccia
bella e primitiva insieme a te
io sono stato Ulisse Simbad Gilgamesh
restai solo a bordo
come un lupo nella tana
cupo e sempre più balordo
e neanche un'isola italiana
dalla bocca rossa
gli occhi verdi
e i denti bianchi
per riposarsi almeno un po'
quando ci si sente stanchi
che cos'era
un vigore denso nulla
forse un vento di preghiera roco
sotterraneo gli occhi morse il fuoco
di un'aurora boreale criniera
nella ruggine di capelli
acacie dalle mille foglie
lunghi omeri di uccelli piume
che bagnarono labbra argille fiume
di sudore malva e miele di selva
si gonfiarono nella pelle
vene di sentieri rossi
tra le alte erbe del sonno
fresco alito di gazzelle acerbe
nelle gambe respirai
scese rapide nella gola
acqua di saliva e schiuma
lungo collo di puledro
come un fulmine lacrima di cedro
dalla fronte mi asciugai
salvatemi
e liberatemi
ridatemi
le mani e l'anima
che vu campà
sfamatemi
e dissetatemi
lasciatemi
le meni e l'anima
che cos'era
una vibrazione nuda
forse un'innocenza nera calma
di crepuscolo lamine di palma
le mie braccia di ambra scura corteccia
diventarono i miei nervi
antenne scosse di sciamani
svelti tendini di cervi rami
a scorgere i pensieri sciami
di locuste sogni d'aria i pugni
si serrarono contro i fianchi
caimani sotto il limo
giù nel sesso di ramarro
cosce d'ebano piedi come granchi
che fuggirono maree
e scattarono le caviglie
sulla rinoceronta terra
anima del mondo interi
si piantarono mistico mistero
radici della nostalgia
salvatemi
e liberatemi
ridatemi
le meni e l'anima
che vu parlà
sfamatemi
e dissetatemi
lasciatemi
le mani e l'anima
e io ci lasciai la mia africanima
io mi nascosi in te poi ti ho nascosto
da tutti e tutti per non farmi più trovare
e adesso che torniamo ognuno al proprio posto
liberi finalmente e non saper che fare
non ti lasciai un motivo nè una colpa
ti ho fatto male per non farlo alla tua vita
tu eri in piedi contro il cielo e io così
dolente mi levai imputato alzatevi
chi ci sarà dopo di te
respirerà il tuo odore
pensando che sia il mio
io e te che facemmo invidia al mondo
avremmo vinto mai
contro un miliardo di persone
e una storia va a puttane
sapessi andarci io...
ci separammo un po' come ci unimmo
senza far niente e niente poi c'era da fare
se non che farlo e lentamente noi fuggimmo
lontano dove non ci si può più pensare
finimmo prima che lui ci finisse
perché quel nostro amore non avesse fine
volevo averti e solo allora mi riuscì
quando mi accorsi che ero lì per prenderti.
chi mi vorrà dopo di te
si prenderà il tuo armadio
e quel disordine
che tu hai lasciato nei miei fogli
andando via così
come la nostra prima scena
solo che andavamo via di schiena
incontro a chi
insegneremo quello che
noi due imparammo insieme
e non capire mai
cos'è se c'è stato per davvero
quell'attimo di eterno che non c'è
mille giorni di te e di me...
ti presento
un vecchio amico mio
il ricordo di me
per sempre per tutto quanto il tempo
in questo addio
io mi innamorerò di te...
"questo secolo finisce dieci anni prima
il duemila ha perso la sua Buona Novella
ci resta sempre Novella 2000
ma vedremo ugualmente le stelle da vicino
perché i paparazzi hanno tutti figli missili"
chi m'ha visto no gli venga in mente aiò
di chiamare la mia conduttrice aiò
quell'astuta scimmia oscura tessitrice
di ricami e trame dell'oriente aiò
lei m'ha fatto uscire dalla frasca aiò
con un colpo di cannone aiò
tutto nudo e la bandiera bianca in tasca
a strapparmi la mia confessione aiò
"aveva un nascondiglio e stava li'
cucaio aiò per ore nostro figlio"
sentinella delle mie frontiere aiò
finanziera vecchia volpe grigia aiò
lei mi ha chiesto che cos'hai nella valigia
con quel ciglio in su da doganiere aiò
io portavo via di contrabbando aiò
la mia anima in pena aiò
quando m'ha intimato alt dove stai andando
vado a vivere in una balena aiò aiò
"disse presente all'appello ma
cucaio aiò sembrava un poco assente"
dov'è dov'è
sta in un buco di affittacamere
è sfollato non c'è non c'è
forse è chiuso in bagno a leggere
se il mondo si girasse da una parte aiò
e se andasse via da sotto il letto aiò
pronto a cogliermi in flagrante crimine d'affetto
a cercarmi di veder le carte aiò
e la rossa russa ha mosso e io distratto aiò
il cavallo oltre la torre aiò
e la sua regina nera ha dato il matto aiò
al mio re che ancora se ne corre aiò
"spesso non c'era e non parlava mai
cucaio aiò buongiorno e buonasera"
dov'è dov'è
è rimasto in guerra a combattere
è imboscato non c'è non c'è
s'è nascosto li al Lungotevere
dov'è dov'è
dicono che ha un brutto carattere
è un bandito non c'è non c'è
fammelo ti prego conoscere
dov'è dov'è dacci oggi il nostro disco quotidiano
questo strimpellatore dai la mano
dov'è dov'è dai un bacetto a mamma e zia
dov'è dov'è di' la poesia
da quanto non ti confessi
dove vai che fai
dicci di che segno sei
stai sull'attenti
che disturbi lamenti
dacci le generalità
dacci la tonalità
dov'è dov'è
ha saltato il muro del carcere
è braccato non c'è non c'è
l'hanno messo in porta a respingere
dov'è dov'è dov'è
dov'è dov'è
sta sui monti andiamolo a prendere
è sbandato non c'è non c'è
questo nostro eroe santo e martire
"s'avvicini l'imputato ai banchi"
signor giudice io nego tutto aiò
lei è un uomo che ha studiato aiò
io non le ho mai detto amore tu mi manche
io l'ho solamente urlato aiò aiò
cucaio aiò
aiò aiò
baiò baiò
Tienanmen
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
nebbiosi formicai di case
puzzo bruciato di città
qui Dio non c'è
fango di vie foruncolose
Cristi e Marie senza pietà
bavose anime sperdute
brillocca umanità di bar
qui Dio non c'è
notte di braccia siringate
strade di disperato crack
pagine di libro
da voltare co meccanico dolore
senza aver capito tutto
senza rammentare
ore a pancia sotto
e un treno elettrico girava
e quando deragliava
ci soffrivo un po'
voci stonate di viados
luci bugiarde di reclame
qui Dio non c'è
facce piovose di murales
raschi di lama sotto il tram
ho vissuto giorni opachi
come gli ubriachi usano
i lampioni per sorreggersi
non per illuminarsi
fine delle trasmissioni
e andavo a letto
e un panno umido sul petto
di tristezza in me
il mondo è così
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo è lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
e volevo solo un segno
ma il cielo è come un vecchio pazzo
con un violino aspide
qui Dio non c'è
pagare di continuo il prezzo
sentirsi sempre un ospite
a rubare il fuoco
ci si bruciano le vite
ma un po' d'aria per campare
si respira anche dalle ferite
piano entravo nella stanza
con il grano ad asciugare
e rotolavo dentro
a testa in giù
il mondo è così
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo è lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
che dormì nelle montagne
nelle piante respirò
che sognò con gli animali
e con l'uomo si destò
e se non mi fosse andato mai
di bere
avrei imparato a farlo
e allora Dio bevi con me
insieme a me
nervi lisci di cavalli
a sfaticare sere
a calmarci di sudore
in fiaccole di gelo
inutilità di foglie
stupide e leggere
nubi di bucato
sugli stenditoi del cielo
come è duro essere nuovi
avere un'altra storia
io ti amai con noncuranza
senza mai uno scopo
i ricordi sono acqua
e l'acqua è memoria
il dolore è sforzo e vino
uccide il giorno dopo
vento di girandole
in mezzo alle immondizie
mi fa freddo così tanto
da cercarti adesso
e ad un certo punto andare
e non dar più notizie
solo in compagnia di sè
e chiedere il permesso
per essere te stesso
mai
non odiarmi mai
se mi allontanai
perché potessi appartenerti
mai
non ti ho vissuto mai
e ti rinunciai
già rassegnato a non saperti
quanti addii che immaginai
facchini e treni
a sbuffare intorno
e tavoli di avanzi
in un viavai di camerieri
un fiammingo sole
sta per inchiodare il giorno
rondini croci d'autunno
infilano pensieri
guizzi in occhi di cavalli
laghi nero fondo
anime di ombre
nell'attesa delle stalle
è un'immensa sala in cui aspettiamo
questo mondo
il futuro è qui davanti
o già dietro le spalle
chiuderò la porta
a far star bene la tua assenza
ci sarà fedele sempre
il cane del rimorso
i cavalli origliano
quest'aria di impazienza
a metà della speranza
io cambiai percorso
e poi non ho più corso
mai
non odiarmi mai
io mi allontanai
perché potessi raccontarti
mai
non ti ho vissuto mai
e ti rinunciai già rassegnato a ripensarti
sudai di sud
di vento diventai
e andai
con la voce andai
coi capelli andai
lungo sentieri di tornadi
e andai
con il cuore andai
fino a che trovai
la piana dei cavalli bradi
scalpitai
scartai
m'impennai
scalciai
galoppai
saltai
m'involai
l'immenso soffio dell'oceano
mi spinge via con sè a naufragare
su spiagge chiare
a un passo dalla vita muoiono
conchiglie e nelle orecchie ancora il mare
s'arrampicano in cima con quei ginocchi secchi
e tutto il mondo giù respirano
si fanno roccia
e al sole un'altra volta guardano
poi chiudono per sempre gli occhi gli stambecchi
e io ti chiedo perdono se
fratello a volte tu mi hai fatto male
io non potevo essere come te
un mago un angelo immortale
pace a noi che abbiamo avuto tanto
da smarrir la luce della semplicità
quando poi si nasce e il primo grido è un pianto
e il bambino è un uomo
che il suo nome
non sa dire mai
nel buio della terra aspettano
finché lassù una notte più irreale
come in una cattedrale
nell'aria antica cantano
per una sola estate le cicale
Virgilio cadde mentre era in volo sopra un prato
e le sue ali non si aprirono
guida di quei poeti
che un giorno si smarrirono
lui si che mi trattò da uomo e adesso è andato
ed anche noi ci lasciamo qui
Cucaio e non dobbiamo dirci niente
ci serve pure di arrivare qui
per ripartire nuovamente
pace a me che non so amare ancora
ciò che ho e non so non amar quel che non ho
fermo sull'abisso tra il rischio e la paura
cosa non mi uccise
mi lasciò la forza
di vivere
pace a te per quello che mi hai dato
e per tutto ciò che tu non mi desti mai
e così da solo un cuore l'ho trovato
forse un mondo uomo
sotto un cielo mago
forse me
ora sono libero
un uomo
oltre